Dicono di me
Nella mia carriera ho conosciuto tanti artisti (Peppino di Capri, Andrea Bocelli, Sergio Bruni, etc), nessuno come Roberto Bonaventura. Ne rimasi affascinato quando lo conobbi nel 2004, in lui c'era determinazione, intelligenza e scaltrezza, inoltre mi colpi' la sua grande proprietà di linguaggio, la sua devozione a Dio, la sua sensibilità musicale e il suo grande talento. Ho avuto il piacere di collaborare con lui orchestrando e dirigendo alcuni brani da lui composti che considero meravigliosi. Mi legano a lui tanti ricordi soprattutto quello londinese. Grazie a Roberto ho diretto nell`Air studios di Londra la London telefilm orchestra. Spero vivamente di poter collaborare nuovamente con lui, artisti come Roberto sono linfa per chi ha la fortuna di conoscerlo. Ti auguro tutto ciò che meriti e desideri. Con stima e affetto.
Maestro Antonello Cascone
I pensieri di Roberto.
Luca Maggiore, Attore, compositore, cantante, autore
Ne scrivo a titolo di chi a Roberto vuol bene come ad un fratello
e di chi ama leggere.
C’è poesia, intelligenza, buon senso, creatività e... Dio.
C’è tanto Dio in quanto scrive il buon Bonaventura che,
nel proprio cognome, porta gran parte della sua storia.
Sì, perché conoscere Roberto è questione di buona ventura ed è anche
una buona avventura, per il cuore e per la testa e, se proprio vogliamo dirla tutta: per l’anima.
Leggete e resterete coinvolti dalla bellezza di certi aforismi,
dall’amore con il quale e per il quale Roberto mette mano alla penna
e chiede al proprio ingegno letterario di mettersi a disposizione di se stesso
e dell’eventuale lettore.
In questo libro ce n'è per tutti poiché di tutti si racconta.
Potrete aprire una pagina a caso e trovarci il pensiero,
la frase o la poesia che vi farà compagnia da quel momento in poi.
Ci sono anche delle foto; piccole finestre di mondo, catturate dall’occhio
di Roberto per divenire orizzonti di frasi garbate e poetiche.
Il garbo è tratto peculiare di Roberto Bonaventura.
Prendete e leggetene tutti, partecipate allo spettacolo del buonsenso
che si fa bellezza e sentimento.
Questo libro è, in definitiva, un atto d’amore, concreto e squisito, nei confronti
di ciò che di più bello e caro Dio abbia creato: l’essere umano... all’imperfezione del quale l'amore rimedia sempre.
E questo, Roberto lo sa.
Golfo mistico: pochi titoli avrebbero potuto sintetizzare e condensare più efficacemente lo spirito e le suggestioni che il lettore introietta leggendo il romanzo d’esordio del napoletano sostanziale Roberto Bonaventura.
Alberto Frappa Raunceroy, Scrittore friulano. Autore di romanzi storici.
La struttura è particolare: la trama si suddivide in vari fili che si dipanano da un’unica matassa e si srotolano indipendenti l’uno dall’altro intrecciandosi poi attorno ad un unico τόπος incarnato dalla città di Napoli e da una religiosità popolare che trasuda da ogni pietra, da ogni blocco di tufo, da ogni edicola votiva e da ogni tempio che i protagonisti del romanzo si trovano a sfiorare durante le vicende narrate.
C’è l’italo-americano Edward (fin troppo bello e che abbaglia con i suoi occhi di smeraldo) di cui si fa la conoscenza nelle prime pagine appena sbarca a Napoli ansioso di riallacciarsi alle radici recise della sua anima partenopea e che gira per i vicoli inspirando a pieni polmoni ogni odore e ogni granello di polvere che possa decantare nel recipiente di uno spirito inquieto e incompleto; troverà una composizione nell’incontro con una guagliona (Maria Letizia) che sembra l’incarnazione dei suoi sogni frustrati fino a poco prima in una New York senza anima.
C’è Elena che incontra un romanziere (Tiziano Orlandi) disilluso e umiliato da troppi rifiuti editoriali al punto di sottovalutare le proprie palesi qualità. Anche questo incontro di anime troverà un lieta composizione nell’unione di due spiriti saranno così in grado di stimarsi e aiutarsi vicendevolmente.
Attorno a queste due storie principali si annodano le vicende di protagonisti minori con episodi inattesi quanto crudi come quello di un furto che scoprirà un vaso di Pandora di turpitudini e peccati o di un esorcismo descritto dall’autore con una veridicità che farebbe invidia allo sceneggiatore del celebre film di William Fredkin.
Bonaventura non conosce imbarazzo o esitazioni nel palesare al lettore che il Trascendente e Dio sono la bussola che trascina e accompagna invisibilmente la vita dei protagonisti in ogni minimo dettaglio anche quando questi stessi lo ignorano o fanno finta di ignorarlo. Non vi è nella visione dell’autore alcun altro riferimento filosofico o etico se non quello di una Provvidenza che agisce e opera misteriosamente e silenziosamente nella vita di ognuno di noi. Quella stessa provvidenza che come un setaccio mette alla prova e vaglia; che opera e salva fino all’ultimo istante.
Questo cruento scontro tra Trascendente e Immanente permea un quotidiano dove può capitare di sprofondare nel fango e insozzarsi nella melma ( e non mancano nel romanzo episodi in tal senso…). L’osceno, il deforme o il più inatteso dei peccati rimanda – consapevolmente o meno – alla visione letteraria della grande scrittrice americana Flannery O’Connor anche se alle sperdute e solitarie province americane si sostituisce qui lo stratificato e denso genius loci che ha vitalizzato ogni centimetro quadrato di questa città. Il vero protagonista di questo romanzo, difficile non accorgersene, è infatti Napoli che pulsa e respira come un organismo vivente alitando in ogni singola pagina i suoi odori, le sue atmosfere e la sua peculiare energia pompando nelle vene del racconto il sangue denso del suo corpaccio millenario. Ogni frase, ogni sintagma è plasmato e studiato come una voluta barocca (Bonaventura non tenta nemmeno di dissimulare la sua attrazione per questo stile ridondante e pieno…), come il cartiglio su un portale nobiliare; una prosa a tratti preziosa ed elegante lascia il posto talvolta a sprazzi melò e a descrizioni troppo didascaliche ma trasuda e gronda un amore per Napoli e per i suoi difetti che poi non sono altro che i suoi pregi.
Tutto a Napoli è bello per Bonaventura: Il cibo era una vera esperienza sensoriale, estetica e liturgica, che coinvolgeva e fasciava di luce i cinque sensi. (…) Due foglie di “vasenicola”, come si dice in napoletano, erano capaci di rendere uno spaghetto al pomodoro, una vivanda da Re.
E ancora: (…) Tutto in quella città magnifica, possedeva un andamento teatrale e pittoresco, solenne e frugale. Per Tiziano era come vivere dentro una favola infarcita di ossimori. Ogni giorno gli si presentava con le sembianze di una pagina bianca di un libro tutto da romanzare con parole trasudanti gratitudine.
Di fronte a questa prosa e alla strabordante presenza di una Napoli vivificata che aleggia e domina la scena persino le vicende di Edward e Maria Letizia, del fratello di questa Giacinto (detto “Bambulella”) o del romanziere in attesa di pubblicazione Tiziano e della sua amata Elena finiscono per venire travolti e fagocitati; un destino provvidenziale sembra avere deciso per loro con una generosità che li lascia attoniti e inebriati. I personaggi di questo romanzo si tramutano in statuine di un presepio metaforico che vengono spostate di continuo fino quando l’autore troverà pace in una trama che in realtà non lo soddisferà perché chi aspira all’Assoluto non si cheta che in una Perfezione irraggiungibile. Al lettore rimarrà un’unica domanda in sospeso dopo aver chiuso l’ultima pagina del libro: ma Dio è napoletano?
Roberto Bonaventura è un grande artista, io so bene quanta passione mette quando scrive musica, testi e libri. Sono felice di essergli amico.
Edwin Tinoco, Ex Assistente Personale e Tour Manager di Luciano Pavarotti
Scrittore, compositore, musicista, autore, produttore, interprete, Roberto Bonaventura riesce a coniugare svariati talenti; uomo poliedrico, sensibilità artistica, profonda passione per tutto ciò che crea, non ama conformarsi agli standard.
Gianfranco Aquila, Presidente Montegrappa
Lo scelsi per comporre l’Inno di Montegrappa, era l’unico che poteva catturare la vera essenza della mia Azienda e trasformarla in melodia; fui profondamente grato quando accettò l’incarico. Il risultato è stato esaltante.
Lo scelgo come autore, “Golfo Mistico” è stata una lettura appassionata, difficile appoggiarlo sul comodino, nonostante fosse notte fonda. Il linguaggio è ricco ma fluido, la trama avvincente, quella Napoli, che conosco così bene, riuscivo a percepirla.
Infine, lo scelgo come amico, ci accomuna la napoletanità, l’ironia, il nostro intenso credo religioso, la stima reciproca. Sono orgoglioso di poterlo annoverare tra le persone care che ho avuto la fortuna di incontrare in questa vita.
Con grande affetto.
Roberto ha dentro di sé l’anima dotta di Napoli, e nel suo ultimo libro: "Golfo Mistico" essa viene alla luce con pennellate che ricordano i quadri più intensi dei macchiaioli di fine 800.
Maurizio Tassani, Cantante
La trama del romanzo è tessuta in maniera esemplare e porta il lettore a tuffarsi fra i vicoli della Napoli più recondita.
I personaggi sono tracciati nitidamente come se volessero dire in prima persona come sono, quasi stessero parlando personalmente al lettore. Quando ho finito di leggerlo ho chiuso gli occhi e ho viaggiato insieme a loro dentro ai luoghi e le situazioni che man mano si dipanavano nel libro e per un attimo mi sono sentito come il protagonista di Golfo Mistico e dalla mia bocca sono uscite le note di Reginella.
Ho conosciuto il Maestro Roberto Bonaventura un po’ di tempo fa, sono rimasto molto colpito dalla sua poliedricità e fantasia.
Maestro Giuseppe Afrune, Pittore ufficiale del Vaticano
Sono rimasto incantato anche nel leggere il suo romanzo "Golfo Mistico". Sono stato altrettanto toccato nel sentire le sue composizioni musicali che con molta disinvoltura e maestria produce e compone, alcune sono partiture molto complesse. Riesce, in modo devastante, a fartele entrare dentro, dandoti la sensazione di qualcosa di inspiegabile e sconvolgente. Si ha quasi la sensazione di “sognare”.
Auguro con affetto, al carissimo amico Roberto tanto successo e fortuna e che possa trasmettere a tutti queste mie sensazioni.
Leggo in genere biografie e trattati di storia e di apologia del sano cattolicesimo. Raramente i romanzi.
Prof. Ernesto Madau, Docente e scrittore di libri sacri
Leggere però "Golfo Mistico" di Roberto Bonaventura è stato come leggere molto più di un romanzo.
Non sono mai stato a Napoli ma, in compagnia di Eddy l'ho scoperta, l'ho immaginata e percorsa: vicolo per vicolo, angolo per angolo, con la sua gente, i suoi colori, i suoi profumi, i suoi cibi, la sua musica, la sua fede e i suoi panorami mozzafiato dominati dal Vesuvio, sempre presente, a guisa di un gigante sonnecchioso, ma vigile.
Un viaggio quasi tridimensionale che ti fa desiderare e amare Napoli.
Che Roberto Bonaventurta sia pieno di passione per questa città non c'è alcun dubbio. È qui che ha voluto trasportare e fare agire i personaggi del suo romanzo: attenti, umani, misurati ed innamorati e in alcuni dei quali ho voluto vedere lui, innamorato della vita, convinto di non essere mai solo e pronto a convincere gli altri che, al di sopra di tutto e di tutti, c'è un altro innamorato di quanto ha creato. Dio sta dentro questo romanzo, non nascosto e intangibile, ma presente nelle sue creature con i suoi piani di bene per tutti: per Maria Letizia grazie ad Eddy, per "Bambulella" tramite la vecchia madre, per Fabio Mirabella tramite lo stesso "Bambulella", per Tiziano che, tramite Rosy Jannone ritrova fiducia in se stesso e per Elena, grazie a Tiziano. Un romanzo che si apre e si chiude ad anello, al centro del quale c'è Dio.
Ed Eddy? Eddy è così solare e pieno di vita grazie agli insegnamenti della propria mamma Emma. Personaggi - finalmente - tutti positivi per il mondo di oggi per tanti lati negativo. Eddy incanta ed ammalia.
In " Golfo mistico" colpisce poi l'espressività musicale di ogni pagina, di ogni periodo, di ogni parola. Bonaventurta non è solo scrittore, è un affascinante aedo capace di unire musica e parole insieme che lasciano meravigliati. Tutti i sensi ne sono coinvolti. Bonaventura è uno scrittore misuratamente sensuale in questo: la sua espressività è da gustare come i babà napoletani! Certi passaggi sono da rileggere più volte. Euritmia pura.
Il romanzo arricchisce l'anima e fa meditare. Da leggere senz'altro.
Io e Vittorio Squillante
Vittorio Squillante,
uno dei nomi che hanno esaltato e resa senza uguali la storia del cinema, non soltanto in Italia.Lo avevamo incontrato qualche mese fa, nel suo Studio romano che porta il suo nome, in un elegante palazzo dalle parti di San Pietro.
Un ambiente colmo di ricordi, tanti i ritratti d’autore: campeggia una dedica personale di Frank Sinatra; è ripreso con Joe Pesci, con Robert De Niro, con un giovanissimo Massimo Ranieri (che fu una sua scoperta), con il premio Oscar Murray Abraham, con Sergio Leone e con Harvey Keitel; ed ancora con Angela Luce e Lina Sastri, Franco Nero e lo scomparso Giuliano Gemma.
Tante le personalità del cinema che da decenni appassionano ed emozionano le platee di ogni luogo. Sono stati tutti suoi amici prima ancora che essere legati all’Agenzia che Vittorio da molti lustri dirige con suo figlio.
È un uomo apparentemente timido Vittorio, napoletano dentro che ha portato negli Stati Uniti quello spirito che sa attraversare ogni formalismo, nella propria unicità. Vittorio Squillante ha legato la propria esistenza ai suoi grandi amori: il cinema e il calcio, secondo tradizione tutta partenopea.
Testo tratto dall'articolo "Schermi Riflessi", di Armando Lostaglio
Con Vittorio Squillante c'è stata un'amicizia bellissima e una collaborazione artistica.
Mi ha dedicato dei versi scritti di suo pugno:
"Le Parole del mio Cuore"
Video di una nostra produzione artistica scritta in memoria di suo figlio prematuramente scomparso.